25 aprile 1945 – 25 aprile 2024
Settantanove anni dopo la liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo, non abbiamo nulla da festeggiare.
Scendiamo in piazza il 25 aprile con la consapevolezza che la Resistenza partigiana in Italia non è un mero evento storico che siamo tenuti a celebrare nel mese di aprile, ma un esercizio quotidiano che ci obbliga a parteggiare e a sostenere coloro che ancora oggi resistono e lottano contro le molteplici facce del fascismo, sia qui che altrove.
Oggi nella Striscia di Gaza è in corso un genocidio, l’ultimo atto di una politica sionista di apartheid che da 76 anni attanaglia il popolo palestinese.
L’eredità storica tramandata dagli orrori della shoah non ha impedito al governo di ultra-destra di Nethanyahu di assumere contro la popolazione palestinese di Gaza, e non solo, pratiche di sterminio su base etnica, religiosa e ideologica, disprezzando e ridicolizzando le istituzioni e i meccanismi a tutela dei diritti umani.
In sei mesi di bombardamenti, l’esercito israeliano ha ucciso più di 30mila civili palestinesi, di cui il 70% donne e bambin*; 2.3 milioni di persone vengono ridotte alla fame in modo strumentale e non hanno accesso all’acqua e al sistema sanitario, collassato da tempo.
Nemmeno il supporto internazionale è possibile, perchè viene fortemente limitato via terra, e reso pericoloso quando avviene tramite lanci aerei.
Come in un grande campo di concentramento a cielo aperto, la popolazione di Gaza non ha nessuna via di fuga dagli attacchi militari indiscriminati, e si continuano a sommare le testimonianze di torture e violenze da parte dell’esercito sui civili.
Ciò che sta succedendo a Gaza non ci può lasciare indifferenti.
Dal 2014 portiamo avanti progetti di scambio culturale con la popolazione palestinese della Striscia di Gaza, e abbiamo avuto il privilegio di conoscere centinaia di persone. Grazie allo sport, agli incontri e ai laboratori, abbiamo approfondito rapporti che hanno avuto un punto di svolta dall’inizio di questo massacro.
Condanniamo questo massacro anche per dare voce a chi viene invisibilizzato in nome della lotta ad Hamas o al terrorismo, evidenziando la disumanizzazione delle persone palestinesi imposta dal governo israeliano con il solo scopo di continuare a giustificare questo genocidio.
Condanniamo gli Stati Uniti che coprono una ingente percentuale di importazioni di armi ad Israele, fornendo aiuti militari pari a 3,8 miliardi di dollari solo negli ultimi tre anni.
Dall’inizio del massacro di civili a Gaza sono state rese pubbliche solo due vendite militari approvate per israele, per un totale di più di 200 milioni di dollari di munizioni per carri armati e componenti necessari per produrre proiettili. Non si conosce il valore degli altri 100 pacchetti di aiuti militari fatti passare in sordina dal presidente USA Joe Biden.
Condanniamo l’Italia, terzo paese esportatore di armi verso Israele.
Tra ottobre e dicembre sono state approvate esportazioni per circa 2,1 milioni di euro, nonostante il governo abbia assicurato di averle bloccate in base a una legge che vieta la vendita di armi a Paesi in guerra o che violano i diritti umani. Le vendite più recenti hanno incluso elicotteri e artiglieria navale e vengono rinnovati contratti con aziende come Leonardo spa
Condanniamo ENI. A marzo 2023, durante una conferenza stampa tra il governo italiano presieduto da Giorgia Meloni, e quello israeliano rappresentato da Benjamin Netanyahu, Israele ha dichiarato di aver siglato un accordo commerciale con Eni per l’estrazione di gas nella grandissima riserva trovata proprio nell’area del mare di Gaza. L’anticipazione di Netanyahu viene poi riconfermata il 29 ottobre 2023, in pieno massacro di civili a Gaza.
Non dimentichiamoci anche che, una volta estratto, il gas andrà trasportato attraverso i gasdotti. E qui entra in partita un’altra società italiana, la Snam, che ha già sostenuto Israele nella realizzazione del gasdotto della tratta Al Arish-Ashkelon, che collega Israele con l’Egitto. Come continuano a ribadire le grandi organizzazioni palestinesi in difesa dei diritti umani come al Haq, il 62% del giacimento in esplorazione da parte di Eni farebbe parte, secondo l’Onu e secondo il diritto del mare, alla Palestina.
Chiediamo, nell’immediato, un cessate il fuoco permanente sulla popolazione civile di Gaza, resa allo stremo da 6 mesi di aggressione militare e 17 anni di assedio israeliano;
chiediamo l’interruzione definitiva di forniture militari e copertura politica da parte degli Stati Uniti, e dall’Italia e gli altri membri NATO al seguito;
chiediamo il rispetto per l’autodeterminazione del popolo palestinese nelle scelte politiche ed economiche per il futuro non solo di Gaza, ma di tutta la Palestina occupata.
Basta finanziamenti e appoggio politico a Israele,
Antifascismo è antisionismo
Palestina libera
Gaza FREEstyle, Students4Palestine