25 APRILE – CONTRO TUTTE LE GUERRE – RESISTENZA E SOLIDARIETÀ

La solidarietà, la resistenza e l’autorganizzazione dal basso è ciò che contrapponiamo alle guerre calate dall’alto. Resisteremo sempre alle crisi causate dalle scelte di pochi, e pagate sempre dagli ultimi.
Resistiamo per non lasciare nessun indietro. 


Siamo solidali con i popoli e le comunità che subiscono invasioni e oppressioni, dalle ucraine alle russe, dalle palestinesi alle curde alle indigene in america latina. La solidarietà deve essere funzionale ad aiutare materialmente le persone, senza distinzione in guerre, con l’obiettivo di allargare spazi di democrazia e organizzazione dal basso. Contrapponiamo questi strumenti per opporci ai leader politici, da Putin a Biden, disposti a passare sopra cataste di cadaveri pur di consolidare la forza militare e politica dei propri stati-nazione. 

L’auto-organizzazione che pratichiamo occupando e autogestendo le nostre scuole, riappropriandoci degli spazi urbani come il CSOA Lambretta, occupato da 10 anni, è la nostra alternativa alla violenza del neoliberismo.
Violenza sulle persone, quando i giocatori al tavolo della guerra non si curano delle morti che procureranno e degli abusi che subirà la popolazione.
Violenza nei confronti dei territori e dell’ambiente, quando questo viene saccheggiato e sacrificato sull’altare della crescita e di insostenibili equilibri geopolitici.
Violenza sulle organizzazioni; che quando propongono alternative e antagonismo a questo stato di cose subiscono repressione: sgomberi e manganelli in Italia, proiettili e bombe in Kurdistan, sparizioni forzate in Argentina.

Non crediamo nelle scuole e nelle università del pensiero unico, non ci sentiamo rappresentat* da chi ci trascina in una guerra ideologica, alimentando dinamiche di forza e il capitalismo piú sfrenato. Crediamo che l’istruzione, alla base di una società solidale, abbia il dovere di spiegarci come in guerra ogni morto conti: non importa lo schieramento; importa invece come questi conflitti nella storia non abbiano mai portato vantaggi ai popoli ma solo a potenti che dalla guerra non sono mai toccati. La scuola ha il dovere di farsi portavoce di un mondo libero dai giochi di forza delle superpotenze, dall’aggressività ingiustificata di una guerra tra popoli e dal profitto piú becero di aziende che ignorano le esigenze delle persone. Tutto questo è stato gridato nelle occupazioni studentesche che hanno inondato le città, tra cui anche Milano, dall* student* roman* che hanno occupato la Sapienza proprio contro la guerra e in Francia nella Sorbona. Eppure il governo continua a ignorare la volontà di chi dovrebbe rappresentare: i recenti tagli all’istruzione, che le allocano il 3,5% del PIL -una soglia scandalosa per qualunque paese civilizzato- lo dimostrano. Student* non sono piú disposti a tollerare che i soldi destinati a sostenere il loro futuro vengano spesi per la guerra. Sosteniamo dal profondo l’appello dell’ANPI: piú volte membri di questa associazione sono stati invitati nelle scuole e hanno dialogato con persone disposte ad ascoltarli seriamente e con rispetto. Riteniamo deplorevole che la politica e i media utilizzino chi ha davvero conosciuto la guerra come ennesimo strumento per manipolare l’opinione pubblica.

L’inizio del conflitto armato in Ucraina ha riportato il nostro mondo, che chiamava la guerra fuori confine pace, in una situazione di crisi totalizzante. Nel momento in cui  si stava uscendo dall’ultima ondata pandemica, o si stava forse decretando la sua evoluzione ad una fase endemica. Il primo effetto dei venti di guerra è stata un forte ritorno di ansie e paure, già provati da due anni di lotta alla pandemia e alle politiche folli che l’hanno accompagnata, abbiamo visto aumentare il prezzo dei prezzi delle materie prime come farina e olio, aumentare i costi delle utenze domestiche, aumentare la benzina; e ovviamente saremo noi a pagare il costo, non certo le multinazionali che farina, olio e benzina ce le vendono, o quelle per cui lavoriamo, visto che nessuna politica è stata messa in campo per la stabilizzazione dei contratti lavorativi per adeguarli all’inflazione in corso.
La risposta delle èlite politiche ed economiche é stata quella di rifinanziare e ristimolare il settore degli armamenti, e iniziare un bombardamento mediatico fatto di appelli alle armi e alla guerra.Le scelte di inviare le armi all’Ucraina e di aumentare le spese militari per adeguarsi agli standard richiesti dalla NATO denotano un’importante accentramento del potere e un’ulteriore riduzione degli spazi di democrazia. La polarizzazione indotta nell’opinione pubblica ha spazzato via ogni orizzonte di senso alternativo alla violenza della NATO e a quella di Putin. Di fronte a questo resistiamo, lavorando per ricompattare il tessuto sociale devastato da pandemia, guerra e decenni di politiche inique. Chiediamo che quei miliardi investiti alle spese militari venissero destinati alla sanità – d’altronde siamo in piena pandemia – e alla scuola, alla ricerca, al lavoro, alla cura e alla salute mentale delle persone anziane e dei giovani.

Ci siamo auto-organizzatə a sostegno della popolazione più fragile durante la pandemia, sosteniamo la resistenza in Palestina, Kurdistan e in molti altri paesi dove ci sono popoli che lottano contro regimi autoritari che oggi si arrogano addirittura il diritto di volersi sedere a tavoli di pace e mediazione della guerra in Ucraina; abbiamo intrapreso negli ultimi mesi delle carovane e iniziative ai confini ucraini per supportare profughe e profughi di guerra e continueremo a pretendere che l’accoglienza delle persone in fuga dalle guerra superi la logica dell’emergenza, della provenienza e della convenienza tattica e geopolitica dei governi occidentali, garantendo dignità e diritto di transito per tutte e tutti. 

Scendiamo in piazza il 25 aprile per dire che la pace non si costruisce finanziando i costruttori di armi, e che non supporteremo mai la guerra, ne in territorio ucraino ne altrove. La nostra chiamata è rivolta a tutte le realtà resistenti e solidali, alle comunità e alle soggettività in lotta per la propria autodeterminazione, alle realtà studentesche che si organizzano per riprendere spazi di democrazia, alle associazioni e collettività che lavorano per la cura e il benessere dei propri territori e della città.  

Partiremo alle 12.30 dal CSOA Lambretta, in Via Edolo 10, per raggiungere la manifestazione cittadina del 25 Aprile in Palestro.

La roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.

Ai nostri posti ci troveranno,
morti e vivi collo stesso impegno,
popolo serrato intorno al monumento,
che si chiama, ora e sempre,
RESISTENZA

No alla guerra. Disarmo di tutte le potenze mondiali. Resistenza e solidarietà.

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